La motivazione delle persone è da sempre un elemento chiave della leadership e una delle sfide principali nella organizzazione delle aziende. Il termine deriva dal latino motus, ossia movimento e indica il muoversi di un soggetto verso qualcosa di desiderato. Il modello motivazionale classico, derivato dalla psicologia Comportamentista, sostiene che le persone vanno guidate attraverso “Rinforzi” dei comportamenti desiderati e “Punizioni” per disincentivare quelli indesiderati.
E’ il cosiddetto modello “Carrots and Sticks”, la Motivazione 2.0, che sprona le persone al movimento agendo dall’esterno, erogando succulente carote o robuste frustate (per fortuna metaforiche). E’ un modello che ha funzionato tutto sommato bene fino a quando le aziende hanno avuto bisogno di meri esecutori di azioni ripetitive nelle quali i dipendenti agiscono solo per ottenere ricompense e evitare punizioni.
Oggi il mondo è cambiato: le aziende ricercano maggiormente persone orientate al problem solving, alla collaborazione tra funzioni, alla flessibilità nell’interpretazione del ruolo e al miglioramento continuo. Il modello 2.0 crea esecutori, oggi abbiamo bisogno di persone che giocano creativamente il proprio ruolo. Per questo si cerca un modello motivazionale nuovo, più adatto a stimolare persone con queste caratteristiche.
Come può un’azienda stimolare la motivazione in modo diverso? In realtà cosa serve per superare il modello comportamentista è noto da tempo (oltre 50 anni), eppure i risultati ad oggi non sempre sono all’altezza delle aspettative. Come mai? La risposta è che per avere quello che le aziende chiedono oggi alle persone bisogna che lo stimolo motivazionale provenga dall’interno; questo significa che l’azienda, per motivare, deve predisporre le condizioni perché chi lavora estragga la motivazione da dentro di sé. Non si può motivare direttamente le persone ma è necessario costruire strategie che permettano di far emergere le leve motivazionali personali di dipendenti e collaboratori. Vi segnalo un autore che ha scritto molto bene sulla Motivazione 3.0: Daniel H. Pink con il suo testo “Drive” e con i numerosi contributi che si possono trovare sul Web. Pink sostiene che la motivazione dall’interno, quella che ti “automotiva” si basi su tre pilastri: Autonomy, Mastery e Pourpose. Rimando l’approfondimento al libro citato o, per chi ha partecipato al mio intervento per Metal University, al materiale didattico distribuito. Qui vorrei invece porre una domanda che mi sta molto a cuore. Qual è il ruolo del denaro nella motivazione? Quanto conta nella motivazione individuale e, soprattutto, qual è il ruolo del denaro per un’azienda? Aspetto vostre osservazioni e commenti per approfondire ulteriormente questo tema decisamente “caldo”.
Dalle lezioni del 19 e 20 novembre 2020 di Metal University
Alessandro Rovetta
Docente Riconversider – Sviluppo competenze manageriali